martedì 30 luglio 2013

Terravivabio 2013

Torna anche quest’anno la rassegna musicale presso il punto vendita di prodotti biologici di via delle Erbe 29 a Ferrara:
“Not(t)e a Terraviva”. Un’ iniziativa che punta ad intrecciare, col favore delle notti d’estate, un’offerta musicale di alto livello con la degustazione di prodotti locali di qualità e biologici.

Programma

24 luglio: Heliconia

31 luglio: Spoonful
Stefano Mancini (voce e chitarra); Stefano Bonotto (piano); Cek (armonica);  Massimo Bonotto (chitarra solista); Alan Liberale (batteria); Riccardo Sartorel (basso)

7 agosto: Ivete de Souza (brasilian singer)
Ivete de Souza (voce); Federico Codicè (chitarre); Marco Zanotti (batteria); Andrea Pavinato (contrabbasso)

14 agosto: Altro Canto Ensemble
Francesca Marchi (voce); Francesca Fogli (viola); Andrea Franchi (violoncello); Corrado Calessi (piano); Damiano Rongioletti & Federica Caselli (violino)

21 agosto: Alessandra Alberti Duo
Alessandra Alberti (voce); Massimiliano Rocchetta (piano). Ospiti: Lele Barbieri (batteria); Andrea Pavinato (contrabbasso).

Orari

Inizio concerti: 21.15.
Degustazione: dalle 20.00.

Tariffe

Degustazione e concerto euro 15,00
Solo concerto con piccola consumazione euro 7,00

lunedì 29 luglio 2013

Ultima serata di "Sotto le stelle del cinema"


La follia di Fitzcarraldo. La follia di Herzog-Kinski. Da sfondo: l’Amazzonia. Quella stessa Amazzonia dove Giorgio Diritti ha girato il suo ultimo Un giorno devi andare.
Sarà proprio Giorgio Diritti a raccontare dalla sua viva voce la recente esperienza, per scoprire quale relazione ci possa essere con il Fitzcarraldo diretto invece da Werner Herzog ormai più di trent’anni fa, nel 1981, dando alla melomane utopia del suo protagonista il volto di Klaus Kinski.
Ultima delle sue 39 serate per Sotto le stelle del Cinema, la manifestazione promossa dalla Cineteca di Bologna nell’ambito di bè bolognaestate 2013, domani, martedì 30 luglio, alle ore 21.45 in Piazza Maggiore, con Fitzcarraldo di Werner Herzog in versione originale con sottotitoli italiani, presentato da Giorgio Diritti.


Anni fa ho realizzato alcuni servizi televisivi e un documentario in Amazzonia. L’esperienza è stata molto coinvolgente: per la spettacolare bellezza della natura, per il dilatarsi di tempi, per la semplicità e la gentilezza delle popolazioni, in uno scenario che naturalmente porta a percepire la forza primordiale della vita, a interrogarsi sul ruolo dell’uomo e a indagare il senso di un “oltre” l’esistenza stessa, pervasi da qualcosa che è “altro”, trascendente, tanto presente quanto impalpabile. Nell’occasione di quel viaggio, sono stati molti gli incontri con europei che hanno deciso di vivere la loro esistenza in quel territorio.
In quell’ambiente dove si dilatano i tempi, dove la natura richiama forte il senso di precarietà della condizione umana rispetto alla vastità dell’universo, il pensiero sul chi siamo, da dove veniamo e cosa facciamo sulla terra, diventa naturalmente parte del quotidiano, soprattutto nei lunghi spostamenti sul fiume dove la sospensione sull’acqua diventa affine alla sospensione del pensiero.
La contraddizione con l’Occidente, con il nostro concetto dominante di felicità, è forte: abbiamo conquistato molto, per certi versi abbiamo – possediamo – tutto, eppure non è così scontato essere appagati e saper condividere con gli altri non solo la quotidianità, ma anche la nostra interiorità, spesso assoggettata a ritmi di vita innaturali, dove l’esterno è fortemente invadente.


Giorgio Diritti



Sotto le stelle del cinema
Serata finale


Martedì 30 luglio, ore 21.45, Piazza Maggiore
FITZCARRALDO (RFT/1982) di Werner Herzog (158’)
Introduce Giorgio Diritti
Nel Perù di inizio Novecento, un imprenditore irlandese del caucciù, matto e melomane, si mette in testa un’idea meravigliosa e folle: costruire un teatro d’opera nella foresta amazzonica per portarci il suo idolo Enrico Caruso. “Chi sogna può muovere le montagne”. Il film definitivo del regista tedesco: grandioso, eccessivo, costantemente sopra le righe, titanico e totale. Fitzcarraldo è Herzog, evidentemente; lo incarna il suo feticcio Klaus Kinski. L’immagine della nave che scala la collina è il simbolo della Weltanschaaung di un uomo ferocemente ottimista.

domenica 28 luglio 2013

Carmen Villani


Carmen Villani nasce a Ravarino (Modena) il 21 maggio 1944, debutta giovanissima come cantante e vince il Festival di Castrocaro a soli 15 anni con un brano “swing” di Lelio Luttazzi: Quando una ragazza (a New Orleans).
Supera un provino per la Bluebell Records con la quale incide un primo 45 giri che mostra chiaramente fin dal titolo che l’interprete è ancora una scolaretta: Sul banco di scuola / I love you=amore (bizzarra forma di traduzione dall’inglese).
Il secondo singolo per la Bluebell, anch’esso pubblicato nel 1959, si intitola  Jimmy con Espada sul retro. Di lì a poco Fred Buscaglione la nota in uno spettacolo a Busto Arstizio e la ingaggia nel suo gruppo, gli Asternovas.
Accanto a Buscaglione la Villani perfeziona la sua voce che ben si adatta allo “swing” del repertorio di stile americano.
Questo sodalizio, che sembrava preludere ad eventi positivi nella carriera della cantante, subisce un drastico stop il 3 febbraio 1960, quando Fred Buscaglione perde la vita in un incidente stradale.
E pensare che proprio in quei giorni si stava ipotizzando una sua partecipazione a Canzonissima, in veste di presentatore con la possibilità di inserire Carmen nel cast. La scrittura in programmi RAI è solo rinviata di qualche tempo. Nei primi anni ’60 lavora con Lelio Luttazzi in “Strettamente musicale” e ne “Il Paroliere questo sconosciuto”. Nel 1969 verrà finalmente conosciuta dal grande pubblico della televisione conducendo la domenica pomeriggio programmi di elevatissimi ascolti quali “La Domenica è un'altra cosa” e “Che domenica amici!”, scritti da Castellano e Pipolo con Raffaele Pisu, Gorni Kramer, Ric e Gian. E’ il tempo delle minigonne e Carmen sfoggia ogni domenica minivestiti accompagnati da alti stivali, mandando in tilt intere legioni di adolescenti, ben prima della sua “conversione” al cinema di circa 10 anni dopo. In coppia con Pippo Baudo condurrà inoltre il varietà della domenica pomeriggio di RAI 1Domenica con noi”.
E torniamo alla Carmen cantante che avevamo lasciato alla ricerca di nuove prospettive dopo la tragica dipartita di Fred Buscaglione. La Bluebell continua a sfornare 45 giri che registrano buoni consensi senza arrivare però al grande successo nazionale.
Nel 1960 esce Tramonto in Canada/La nostra strada e nel 1961 Il campanello/Chicchi d’uva. I dischi del 1962 si chiamano Potrai fidarti di me/Brucia e Un domani per noi (sul retro T’ho voluto tanto bene) dalla colonna sonora del film “Un uomo da bruciare” dei Fratelli Taviani, al quale partecipa. Altri due singoli nel 1963: Lo so/Non verrà da te la felicità e Io sono così (di Burt Bacharach) /Questa sera. Nel 1964 Imparerò a nuotare/Che cosa vuoi farci e Congratulazioni a te/L’amore che mi hai dato. Curiosamente le facciate “A” di questi quattro microsolchi pubblicati nel 1963 e 1964, messe in fila, sembrano creare una frase unica di senso compiuto: “Lo so, io sono così, imparerò a nuotare, congratulazioni a te”. Quattro sono i 45 giri per il 1965, La verità/Baby love (cover delle Supremes), Amerai solo me/Come fai, Io ca te voglio bene/Nun era ammore e Avengers, sigla dell’omonima serie di telefilm, pubblicato a nome degli Avengers. Il 1966 si apre con il singolo Anche se mi vuoi/Passa il tempo (brano beat lanciato nel programma “Questo e quello” condotto da Giorgio Gaber), e prosegue rapidamente con due tra i più grandi successi di Carmen Villani. La frizzante Bada Caterina (retro Brillo e bollo), scritta da Armando Travaioli con testo di Franco Migliacci, fa parte della colonna sonora del film “Adulterio all'italiana” con Nino Manfredi e Catherine Spaak.  Subito dopo arriva Mille chitarre contro la guerra (retro Ti prego resta accanto a me), canzone “di protesta”, autore Umberto Napoletano. Si tratta di un brano antimilitarista – siamo in piena Guerra del Vietnam – che contiene una citazione del cantautore poeta Bob Dylan, considerato all’epoca il portabandiera di un certo pacifismo in ambito musicale, del quale viene inserito un esplicito riferimento “Ma le parole volano nel vento” ispirato dalla celeberrima “Blowin’ in the wind”. La canzone, presentata al Festival delle Rose del 1966, porta a Carmen il vero successo popolare.
Mille chitarre contro la guerra
Io mi unisco a voi
ragazzi d'oltreoceano
Che con le chitarre combattete

Io mi unisco a voi
Sperando d'esser utile
Con le mie canzoni
Da cantare insieme a voi

Tutti uniti con le chitarre
Le nostre chitarre contro la guerra
Tutti uniti con le chitarre
Le nostre chitarre contro la guerra

Ehi amico Bob
Che canti da laggiù
Le tue canzoni arrivan fino a noi

Ma le parole volano nel vento
Non copre una chitarra
Il tuono dei cannoni

Tutti uniti con le chitarre
Le nostre chitarre contro la guerra
Tutti uniti con le chitarre
Le nostre chitarre contro la guerra

L'operaio in officina
Il muratore nel cantiere
Noi sulle piazze dai facciamoci valere

Portiamo fra la gente il pensiero della pace
Il pensiero di una vita
Che serva a qualche cosa

Tutti uniti con le chitarre
Le nostre chitarre contro la guerra
Tutti uniti con le chitarre
Le nostre chitarre contro la guerra
Alla fine del 1966 scade il contratto con la Bluebell e Carmen passa alla Fonit Cetra. Nel nuovo anno (1967) vengono pubblicati Non c’è bisogno di camminare/Se se se, Io per amore (presentata in coppia con Pino Donaggio a Sanremo) /Accidenti a te e Grin grin grin (di F. Califano)/Io ho perduto te.
Il 1968 è l’anno della definitiva consacrazione per Carmen: Mi va di cantare (cantata a Sanremo)/Questa sinfonia, Il Profeta (colonna sonora del film di Dino Risi con Vittorio Gassman)/Non prenderla sul serio, sigla della trasmissione televisiva “Su e Giù” e Quella strada/Trenta0233, quest’ultima del maestro Gorni Kramer, sigla della trasmissione televisiva “Che domenica, amici”.
Nel 1969 Carmen pubblica un’altra raffica di 45 giri: la celeberrima Piccola piccola (Sanremo 1969)/Nostra casa disumana, la rurale Viva la vita in campagna/Due viole in un bicchiere (taluno dice che fu incisa dopo una breve vacanza a Roccasecca!!!), Quelli belli come noi (già lanciata dalle Gemelle Kessler come sigla di Canzonissima 1969), Dang dang dang/Se (a firma Paolo Conte). Sempre durante il 1969, in rappresentanza dell’Italia, con Piccola piccola vince il Festival di Tokyo.
Nel 1970 escono la raffinata “L’amore è come un bimbo (composta da Gino Paoli ed Umberto Bindi) /Borsalino” e Hippy (Sanremo ’70, in coppia con Fausto Leali, autore del brano)/Uomo piangi.
Il 1971 si apre con il sodalizio tra Carmen e Domenico Modugno che la richiede espressamente come partner al Festival di Sanremo. Cantano in coppia Come stai, arrivando in finale. Sembra che Modugno l’abbia anche indotta a cambiare casa discografica firmando un contratto con la RCA. Come stai porta sul retro Scusa se … lui.
Nella nuova casa discografica c’è l’incontro tra Carmen Villani ed il compianto cantautore livornese Piero Ciampi, le cui liriche non convenzionali attraggono la cantante modenese che pensa di poter dare finalmente una svolta alla sua carriera abbandonando l’etichetta di interprete “leggera” ed abbracciando la canzone d’autore.
Il primo risultato di questa collaborazione è superlativo. Siamo nell’autunno del ‘71, e Carmen Villani partecipa a Canzonissima il cui regolamento prevede che i cantanti interpretino canzoni già pubblicate nella fase eliminatoria e brani inediti in quella successiva. Al momento di dover scegliere la canzone inedita, Carmen opta per Bambino mio, un brano di Ciampi dal testo scomodo, non facile da cantare in un’ambito così popolare, che trattava un argomento scottante come il divorzio, all’epoca ancora tabù in Italia. L’interpretazione è struggente, emozionante, una delle migliori della bionda cantante di Ravarino. Ma il coraggio dimostrato non le vale la “svolta” in cui aveva creduto. L’album con Piero Ciampi non sarà mai pubblicato. Si parla di qualche problema con il cantautore dal carattere non proprio facile ma, soprattutto, di pressioni della RCA, che dopo un iniziale impegno favorevole al progetto, mette fretta alla cantante perché pubblichi un album commerciale. Si va così inevitabilmente verso il divorzio tra la RCA e la Villani che se ne va, rinunciando alla realizzazione di un album dove avrebbero trovato spazio alcuni inediti interessanti, primo tra tutti il brano Perché dovrei di Lucio Battisti interpretato nella trasmissione "Senza rete" e che verrà inserita solo molti anni più tardi in una antologia. L'ultimo singolo inciso dalla Villani resta quindi L’ultimo uomo di Sara di Ennio Morricone, incisa per l’omonimo film datato 1974 (sul retro trova posto Un calcio al cuore).
Termina qui, di fatto, la carriera di cantante di Carmen Villani, anche se negli anni ’80, sull’onda del revival dei favolosi anni ’60 grazie a trasmissioni televisive come “68 vent’anni dopo” di Red Ronnie e “Una rotonda sul mare”, vengono pubblicati due album intitolati “Anima” (1984) e “Carmen Villani” (1988).
A metà degli anni ’70 Carmen prende una decisione che risulta anticonformista e coraggiosa, assolutamente in linea con il suo carattere ed il suo personaggio: si lancia nel mondo del cinema!
Come abbiamo visto c’era stato un precedente nel 1962 quando aveva partecipato cantando anche una canzone al film Un uomo da bruciare (1962) dei fratelli Taviani, che vinse il Premio della Critica a Venezia come Opera Prima.
Assecondata dal marito Mauro Ivaldi, regista cinematografico con il quale stava dal 1967, la Villani rientra nel cinema abbracciando la cosiddetta “commedia sexy all’italiana”, che ora probabilmente fa soltanto sorridere, ma che all’epoca provocò a certi film problemi con la censura. Eppure spesso in queste pellicole non si trovava mai ciò che le ammiccanti locandine pubblicitarie volevano far apparire, ma molto molto meno.
Nonostante non abbia il fisico di una maggiorata, dopo i primi film Carmen diventa una “icona” tra gli appassionati del genere. Probabilmente oltre al fatto di essere una bella ragazza poco più che trentenne, che in questi film elargisce con generosità scene di nudo sufficientemente piccanti per l’epoca, l’idea che fosse una cantante così popolare ad esporsi avrà intrigato ancor di più il cospicuo stuolo di ammiratori.
Tutto sommato, al di là dei film in se stessi che possono anche essere considerati “cult” dai collezionisti del genere, ma restano pur sempre pellicole sufficientemente mediocri, la Villani, nella nuova veste di attrice non dispiace, risultando credibile nelle parti della ragazza ruspante, schietta, genuina, aperta e simpatica che attira gli uomini con la sua carica sensuale, tenendo loro testa da pari a pari.
Un sintetico elenco dei film è doveroso, ma rimandiamo ai dizionari del Cinema ed ai siti specializzati eventuali approfondimenti in merito.
Un uomo da bruciare di Paolo e Vittorio Taviani (1963)
Per una valigia piena di donne di Renzo Russo (1965)
Brigitte, Laure, Ursula, Monica, Raquel, Liz, Maria, Claudia e Sofia le chiamo tutte … anima mia di Mauro Ivaldi (1973); tra gli interpreti Orazio Orlando, Mario Adorf, Pamela Tiffin. Vinse il Premio Totò come miglior commedia dell’anno. Carmen canta Anima mia dei Cugini di Campagna.
L’amica di mia madre di Mauro Ivaldi (1974), con Barbara Bouchet.
La supplente di Guido Leoni (1975) con Giacomo Furia, Carlo Giuffrè ed Ilona Staller (all’epoca con il nome di Elena Mercury.
Ecco lingua d’argento di Mauro Ivaldi (1976) con Nadia Cassini.
Lettomania di Vincenzo Rigo (1976) con Flavio Bonacci ed Alberto Squillante.
Passi furtivi in una notte buia di Vincenzo Rigo (1976), con Walter Chiari, Carlo Delle Piane, Pippo Santonastaso e Carlo Croccolo.
La signora ha fatto il pieno di Juan Bosch (1977) con Aldo Maccione e Aldo Giuffré.
Grazie tante e arrivederci di Mauro Ivaldi (1977) con Memmo Carotenuto, Franca Valeri, Vittorio Caprioli, e Gianfranco D'Angelo.
L’anello matrimoniale di Mauro Ivaldi (1978) con Ray Lovelock.
La supplente va in città di Vittorio De Sisti (1979)
Seguono quattro film girati per la TV spagnola, mai usciti in Italia. Si tratta di una serie programmata di 10 film, interrotti a causa dell’improvvisa morte di Mauro Ivaldi, tragico evento che ha determinato anche la fine della carriera cinematografica di Carmen Villani:
 
Lady Lucifera di José Larraz (1980)
Los lios de Estefania di M. Ivaldi (1983)
La casada divertida di M. Ivaldi (1983)
Una spia enamorada di M. Ivaldi (1983)
In una intervista recente Carmen sostiene che proprio uno di questi film spagnoli – Lady Lucifera - sia il suo preferito; lo definisce una storia esilarante di una famiglia di diavoli.
Carmen Villani si ripresenta come autrice nel 2005 quando, su testi del compianto Bruno Lauzi, progetta il musical “Una volta nella vita”.  Dal 2006 comincia ad insegnare canto in alcune scuole.
Concludiamo queste brevi note biografiche con due commenti, uno tratto da un fascicolo allegato ad una raccolta di canzoni degli anni ’60 “ascoltando l’interpretazione di Carmen Villani, viene suffragata ancora una volta l’idea che una simile voce doveva essere sfruttata con più attenzione. I suoi toni gospel e una estensione vocale che era in grado di esplodere si riconoscono ... affidare una canzoncina di maniera, senza acuti, ad una Carmen Villani, era come acquistare una Maserati e limitarsi a farle fare il giro dell’isolato”; l’altro, letto su un sito internet “Interprete dotata di una voce per certi versi ineguagliabile, eccezionale nella duttilità canora, suffragata da un senso musicale al di sopra della media, con una tonalità ‘‘gospel”, impregnata di sfumature blues. Resta ancora un mistero il perché una cantante con simili caratteristiche vocali non sia diventata una star della canzone nella storia della musica italiana”. 

giovedì 25 luglio 2013

Riccardo Biseo Trio

VENERDì 26 LUGLIO

"TUTTE LE DIREZIONI in Summertime 2013”
IL GRUPPO DEI 10’+ Panama Beach

presentano

“Midnight Sun”
RICCARDO BISEO TRIO




Riccardo Biseo - Pianoforte   Stefano Nuzzi - Contrabbasso  Andrea Nuzzi - Batteria





Dopo la straordinaria esibizione  con il “Duo+2 Quartet”, con cui è stata presentata la manifestazione “DIREZIONE COMACCHIO”, che si terrà nell’arena di Palazzo Bellini nel mese di Settembre, “TUTTE LE DIREZIONI in Summertime 2013”, la rassegna organizzata da Il Gruppo dei 10, al Panama Beach di Porto Garibaldi, torna alla prevista programmazione con un’altra serata di estremo rilievo.
Avremo infatti il piacere di ascoltare, dopo diversi anni, Riccardo Biseo, pianista, compositore e arrangiatore, incontrato, per la prima volta, come leader del Jazz Quintet + ospiti, che incise nel 2003 per la “Blue Tower” il CD “Nostaljazz” di Bruno Lauzi al Torrione, dove si tenne anche il concerto di presentazione.

Nato a Roma, dopo aver seguito lo studio classico del pianoforte (con E. Pasini) e della Composizione (con G. Marinuzzi), si specializza in piano e arrangiamento jazz presso la Goldsmith University di Londra.
In campo jazzistico ha suonato con importanti solisti italiani e stranieri (B. Clayton, T. Scott, S. Grappelli, M. Urbani, G.Tommaso, M.Rosa, G.Sanjust, Anita o’Day, B.Wilber, B. de Franco, N.Arigliano, G.Telesforo, S.Hampton, B.Golson, T.Gibbs, Al Grey, E.Jones, L.Konitz, J.Moody, G.Basso, D.Goykovich, B.Lauzi).
Ha partecipato a numerosi programmi Radiotelevisivi tra cui: Fantastico 6, Canzonissime, RadioUno Jazz Sera, Indietro tutta, International DOC club, Scommettiamo che?, Mille Lire al Mese.
Per il Teatro ha lavorato con G. Patroni Griffi in Sei personaggi in cerca d’autore, con M.Ranieri ed O.Piccolo in Barnum, ha diretto i musical Stanno Suonando la Nostra Canzone con G.Guidi e M.Laura Baccarini, Promesse Promesse, Chiacchierata informale, Taxi a 2 piazze, Serial killer per signora (regia di Gigi Proietti) ed anche la versione italiana di My Fair Lady e di Jesus Christ Superstar (con Carl Anderson per la regia di M.Piparo) e Chicago (con L.Barbareschi, L.Mario e M.L.Baccarini).
E’ autore dell’opera jazz “Concerto per un Poeta “ (Ezra Pound) con i testi di G. Calabrese.
Ha composto musica di scena per molte commedie (Regine con S.Milo, Backstage con D.Pandimiglio ecc…) ed anche un musical (L’ Isola di Robinson Crusoe). Ha collaborato alla strumentazione dell’opera lirica Jaquerie di Gino Marinuzzi.
In campo cinematografico ha scritto e/o arrangiato, diretto, strumentato la musica di vari films, collaborando con M.De Sica (Faccione, Il conte Max, Nel continente nero, Al lupo al lupo, Ricky & Barabba, TRE, Uomini, uomini, uomini, Anni 90, Ma tu mi vuoi bene?, Dellamorte Dellamore, Miracolo italiano, Nuda proprietà, Celluloide, Simpatici & Antipatici, A spasso nel tempo, Anni ’50 e ’60, Vacanze di natale 2000, bellissime), con S.Mainetti (Donna d’onore, Il grande fuoco, Il deserto di Fuoco, The shooter, Silent trigger, Sub Down, Talos the Mummy, Fine Secolo, Orgoglio), con D.Lucantoni (Arriva la bufera, Compagna di viaggio) e poi La Carne e La casa del sorriso di M.Ferreri, Storia di una capinera di F.Zeffirelli, L’ultimo imperatore di B.Bertolucci, Terrazzi e Le ali della vita di S. Reali.
Svolge inoltre attività di pianista, arrangiatore e direttore per produzioni discografiche, avendo collaborato alla realizzazione di numerosi dischi di musica leggera. (Mina, Amalia Gre, Califano, Mietta, il disco di papa Giovanni Paolo II “Abbà Pater”…).

Per questo graditissimo e attesissimo ritorno Biseo si presenterà con la formazione più classica del trio piano, basso e batteria, particolarmente adatta a sviluppare la straordinaria sensibilità armonica del pianista romano.
Con lui saranno Stefano e Andrea Nunzi, rispettivamente al contrabbasso e alla batteria, collaudatissimo duo (non solo per la fraterna parentela), che a sua volta vanta collaborazioni illustri con musicisti come
Maurizio Giammarco, Salvatore Bonafede, Pietro Lussu, Flavio Boltro, Nicola Conte, Amii Stewart, Giovanni Amato, Steve Grossman, Neffa, Scott Hamilton, Nick The Nightfly, Max Ionata,  Dario Deidda, Sandro Deidda, Maurizio Giammarco, Massimo Farao’,  Milcho Leviev, Pietro Ciancaglini, Marco DiGennaro, Daniele Tittarelli, Enrico Bracco, Francesco Puglisi.


Per informazioni e prenotazioni

PANAMABEACH

V. le dei Mille 30 – AREA 66

PORTO GARIBALDI (FE)

Tel. 0533 326226 – 3357002223

mercoledì 24 luglio 2013

Direzione Comacchio

GIOVEDì 25 LUGLIO
"TUTTE LE DIREZIONI in Summertime 2013”
IL GRUPPO DEI 10’+Panama Beach
Presentano
DUO + 2 QUARTET


FABIO GEMMITI- Fisarmonica SANDRO GEMMITI- Pianoforte ELLADE BANDINI- Batteria IVANO SABATINI- Contrabbasso

Concerto straordinario, non previsto nella programmazione di “TUTTE LE DIREZIONI in Summertime 2013”, la rassegna organizzata da “Il Gruppo dei 10” al Panama Beach di Porto Garibaldi, in questo Giovedì 25 Luglio.
Nella stessa location comacchiese si svolgerà il concerto del “Duo+2 Quartet”, formato da Fabio Gemmiti alla fisarmonica, Sandro Gemmiti al pianoforte,  Ivano Sabatini al contrabbasso ed Ellade Bandini alla batteria.
La serata terrà infatti a battesimo la rassegna “DIREZIONE COMACCHIO”, dedicata interamente al celebre batterista ferrarese,  che avrà svolgimento nel mese di Settembre e che sarà presentata ufficialmente prima del concerto in conferenza stampa.
Un’occasione, dunque, per ascoltare anticipatamente Ellade Bandini, vera e propria icona della batteria, in una formazione decisamente originale, a dimostrazione della sua felice versatilità, che dimostrerà ulteriormente nel corso delle tre serate della manifestazione settembrina.

Dopo la creazione e la militanza per ben 24 anni del Duogemmiti, tra i duo pianistici più famosi a livello internazionale, Fabio e Sandro Gemmiti creano una nuova formula propositiva: DUO +2 QUARTET.
E’ una formazione che coniuga felicemente novità e tradizione, proponendo, di volta in volta, secondo il repertorio, musicisti di livello internazionale, che riuniscono vasta esperienza e professionalità acquisite in campo concertistico.
Sin dal primo apparire il progetto musicale del DUO + 2 QUARTET rivela la sua forza; eleganza strumentale, equilibrio tecnico-esecutivo e sound inconfondibile.
La formula unisce il tango, sonorità impressionistiche e minimaliste, improvvisazioni jazz: ogni evento musicale, colto o popolare, viene filtrato attraverso uno struggente e passionale impeto ritmico e melodico. L'esigenza è di creare sonorità e ambienti particolari che consentono all'ascoltatore di farsi coinvolgere totalmente ricreando le "immagini" e le "sensazioni" proprie di ciascun momento, sia esso storico, creativo o di piacevolezza melodica. Una formazione sempre attenta e aperta alle novità e ai cambiamenti che il mondo musicale propone di continuo.
Ovunque porti la sua musica, il gruppo entusiasma il pubblico e la critica.

FABIO E SANDRO GEMMITI. Sono riconosciuti dal pubblico e dalla critica come uno dei migliori duo a livello internazionale. Il perfetto sincronismo e la sensibile comunione di intenti musicali, ma anche la tecnica trascendentale e le straordinarie doti artistico-interpretative, rendono le loro esecuzioni dei momenti unici.
Il loro repertorio spazia da Bach, Mozart, Chopin, fino a Ravel, Rachmaninov, Gershwin e ai compositori contemporanei, abbracciando anche le opere meno eseguite del repertorio tradizionale (Nona Sinfonia di Beethoven, La Sagra della Primavera di Stravinskij, etc.).
Si sono diplomati in pianoforte in cinque anni e con il massimo dei voti sotto la guida della pianista Licia Mancini.

IVANO SABATINI. Nato a Roma nel dicembre 1960, si accosta alla musica molto presto iniziando a suonare in vari gruppi Rock e Blues con i quali fa esperienza anche all'estero (Olanda, Francia, Germania, Spagna).
Agli inizi degli anni '80 si avvicina al Jazz studiando contrabbasso alla Jazz University sotto la guida del contrabbassista G. Tommaso. In questi anni intraprende anche gli studi classici che porterà a compimento diplomandosi presso il conservatorio "O. Respighi" di Latina, segue corsi di perfezionamento e collabora con varie orchestre sinfoniche del centro Italia, contemporaneamente studia con il contrabbassista classico Dorin Marc.
Interessato sempre più al Jazz, frequenta seminari con contrabbassisti di gran nome, quali: Steve La Spina, Cameron Brown, Antony Jackson (b. elettrico) ed in queste circostanze viene notato dagli insegnanti della Jazz University che lo invitano a suonare unitamente al Trio di Angelo Canelli al Jazz Club più rinomato, lo Snugh Harbor, di New Orleans, affiancando il proprio nome in cartellone con musicisti del calibro di Ray Brown e Nicolas Pagthon.

Solo per i più distratti aggiungiamo anche un sunto biografico della carriera di Ellade Bandini.

All'età di 4 anni Ellade Bandini riceve come regalo di Natale una piccola batteria giocattolo: da qui comincia il suo interesse verso lo strumento, che continua poi intorno ai 15 anni con alcune sporadiche lezioni presso il maestro Raoul Ferretti. A 16 cerca di assimilare i principali trucchi del mestiere guardando il batterista Giorgio Zanella, mentre la carriera vera e propria la inizia l'anno dopo, a 17 anni, suonando con alcune orchestre professioniste nelle sale da ballo e night club di tutta Italia. Nella sua lunga carriera, ha collaborato con: Roberto Vecchioni, Paolo Conte, Fabio Concato, Vinicio Capossela, Fabrizio De André, Angelo Branduardi, Mina, Adriano Celentano, Dellos, Lucio Battisti, Dik Dik, Equipe 84, Antonello Venditti, Ron, Biagio Antonacci, Ornella Vanoni, Edoardo Bennato, Zucchero, Maurizio Geri, Fiorella Mannoia, Eros Ramazzotti… Con gli amici Ares Tavolazzi, Andrea Pozza, Carlo Atti, Roberto Rossi, Marco Tamburini e Piero Odorici suona nella formazione Jazz Encounters. Partecipa inoltre a numerosi festival Jazz con il vocalista compositore Alan Farrington e il chitarrista Sandro Gibellini. Sempre nel mondo del Jazz ha collaborato con: Phil Woods, Lee Konitz, Ray Bryant, Carl Fontana, George Benson, Eric Marienthal, Brian Auger. Attualmente fa parte del “Trio di Roma”, con Danilo Rea ed Enzo Pietropaoli e della "Drummeria", orchestra di percussioni formata oltre che da Bandini da altri quattro batteristi: Walter Calloni, Maxx Furian, Christian Meyer e Paolo Pellegatti. La Drummeria si esibisce in emozionanti e spettacolari live basati su assoli di gruppo usando i tamburi come mezzi espressivi di grande spessore.


Per informazioni e prenotazioni
PANAMABEACH
V. le dei Mille 30 – AREA 66
PORTO GARIBALDI (FE)
Tel. 0533 326226 – 3357002223

martedì 23 luglio 2013

Arena Diamanti

All'Arena Parco Diamanti vengono proiettati i migliori film della stagione cinematografica.

  • Ferrara - Arena Parco Diamanti - Via Dosso Dossi 8
  • 22/07 - Viaggio sola, M. S. Tognazzi
    23/07 - Nella casa, F. Ozon
    24/07 - Tutti i santi giorni, P. Virzì
    25/07 - Il figlio dell'altra, L. Levy
    26/07 - Viva la libertà, R. Andò
    27/07 - Hitchcock, S. Gervasi
    28/07 - Miele, V. Golino
    29/07 - Bianca come il latte, rossa come il sangue, G. Campiotti
  • All'Arena Parco Diamanti vengono proiettati i migliori film della stagione cinematografica.
  • Dal 17 giugno al 28 agosto 2013
  • Ferrara - Arena Parco Diamanti - Via Dosso Dossi 8
  • 29/07 - Bianca come il latte, rossa come il sangue, G. Campiotti
    30/07 - Quartet, D. Hoffman
    31/07 - Il grande Gatsby, B. Luhrmann
    1/08 - No - I giorni dell'arcobaleno, P. Larrain
    2/08 - Il matrimonio che vorrei, D. Frankel
    3/08 - Tutti pazzi per Rose, R. Roinsard
    4/08 - La frode, N. Jarecki
    5/08 - Miele, V. Golino
  • Ferrara - Arena Parco Diamanti - Via Dosso Dossi 8
  • 12/08 - Un giorno devi andare, G. Diritti
    13/08 - Effetti collaterali, S. Soderbergh
    14/08 - Il fondamentalista riluttante, M. Nair
    15/08 - Nella casa, F. Ozon
    16/08 - Lincoln, S. Spielberg
    17/08 - Gli amanti passeggeri, P. Almodóvar
    18/08 - Vita di Pi, A. Lee
    19/08 - Quartet, D. Hoffman
  • 20/08 - Moonrise Kingdom, W. Anderson
    21/08 - Come un tuono, D. Cianfrance
    22/08 - La scelta di Barbara, C. Petzold
    23/08 - Paulette, J. Enrico
    24/08 - Educazione siberiana, G. Salvatores
    25/08 - La regola del silenzio, R. Redford
    26/08 - Amour, M. Haneke
  • http://www.arciferrara.org
  • Orari: Inizio film ore 21.30 - Apertura parco ore 21.00.
  • Ingresso:
    Biglietto intero 6,00 euro; ridotto 4,00 euro

venerdì 19 luglio 2013

Jack Nicholson

pesaro from fuori quadro on Vimeo.

Quattro film in Piazza Maggiore con Jack Nicholson per il cartellone di Sotto le stelle del Cinema, promosso dalla Cineteca di Bologna, quattro titoli (tutti in versione originale con sottotitoli italiani) che attraversano un arco ventennale della carriera dell’attore americano, dai pieni anni Settanta ai primi Duemila, quando per A proposito di Schmidt lo volle Alexander Payne, regista fresco della settimana di ferie trascorsa qui a Bologna, in occasione dell’edizione appena conclusasi del festival Il Cinema Ritrovato.

Primo appuntamento con il cinema di Jack Nicholson domani, sabato 20 luglio, alle ore 22 in Piazza Maggiore, con L’ultima corvée, diretto nel 1973 da Hal Ashby, viaggio di due sottoufficiali che scortano un marinaio accusato di furto, valso a Jack Nicholson la Palma d’Oro al Festival di Cannes nel 1974.

Domenica 21 luglio (da questa sera e fino alla fine del cartellone di Sotto le stelle del Cinema, martedì 30 luglio, l’inizio delle proiezioni è anticipato alle ore 21.45), l’ultimo film americano di Roman Polanski, Chinatown (1974).

È tratto dal romanzo di Ken Kesey Qualcuno volò sul nido del cuculo, film che nel 1975 squarcia il velo ovattato che avvolgeva gli istituti psichiatrici e le condizioni dei loro pazienti. In programma lunedì 22 luglio, Qualcuno volò sul nido del cuculo vinse cinque Oscar principali: miglior film, miglior regia per Milos Forman, miglior sceneggiatura, miglior attore per Jack Nicholson, miglior attrice per Louise Fletcher.

Quarto titolo con un salto al 2002: martedì 23 luglio, in cartellone c’è A proposito di Schmidt, diretto da Alexander Payne.


Sotto le stelle del cinema

Sabato 20 luglio, ore 22, Piazza Maggiore
L’ULTIMA CORVÉE (The Last Detail, USA/1973) di Hal Ashby (103’)

Dalla mia esperienza di montatore ho imparato a cercare di lasciare ogni cosa aperta. In altre parole, non faccio tagli in macchina; lascio ogni cosa più aperta che posso, perché ciò consente di avere più alternative. Tendo a girare una quantità di pellicola maggiore della media, specie quando ho a che fare con un attore come Jack Nicholson. Faccio quattro o cinque riprese; ma quello che voglio realmente da lui sono quattro o cinque variazioni, piccole variazioni all’interno del personaggio e del contesto. Funziona.
Hal Ashby

Le lunghe dissolvenze incrociate che contrappuntano il viaggio dei tre marmittoni di L’ultima corvée definiscono la tonalità tipica dei film di Ashby: una lenta diluizione, uno scivolamento dei corpi e delle idee, una certa impotenza volontaria a tradurre in fatti concreti (o in immagini) quel che si continua a ribadire a parole. Ne risulta una strana malinconia, a un tempo ironica e risentita. Due marinai (Jack Nicholson, scatenato, e Otis Young) devono scortare in prigione un terzo, il giovane Meadows (Randy Quaid), grosso, cleptomane e un po’ tardo. Meadows dovrà scontare otto anni di reclusione per aver cercato di rubare alla moglie d’un ammiraglio qualche dollaro destinato alle opere buone. Senza fare resistenza, si lascia condurre in autobus e in treno, fino a che i suoi guardiani, sempre meno indifferenti all'ingiustizia della sua condanna, decidono di fargli passare un po’ di tempo a far baldoria. Deviazioni di percorso, derive goliardiche, bevute e la visita a un bordello rallentano il cammino e fanno affiorare, alla fine d’ogni sequenza, la possibilità sempre più forte d’una presa di coscienza: Meadows potrebbe scappare, ma quest’idea sembra non riuscire a farsi strada nella sua mente, o svanire come un’immagine troppo fragile [...] Il percorso non sarà servito che a far crescere sentimenti senza conseguenze, e, ancora una volta, in agguato sotto il comico, quel che possiamo chiamare l’amarezza.
Cyril Béghin

Un’Odissea in cinque giorni di birra, bravate e bordello, e uno dei film migliori del nuovo cinema americano anni Settanta. La dura, sboccata sceneggiatura di Robert Towne (Chinatown) non cede per un attimo alle insidie del sentimentalismo. La regia energica di Hal Ashby infonde a scene potenzialmente informi un respiro istintivo e potente. La fotografia di Michael Chapman (Taxi Driver, Toro scatenato) colloca ogni digressione e ribellione sullo sfondo di uno scorticato paesaggio invernale, che pare infestato dal doppio spettro del Vietnam e di un presidente imbroglione già sull’orlo della propria rovina. Ma il vero fulcro del film sono le performance stellari: e il marinaio Jack Nicholson, masticatore di sigari e di oscenità, è una delle più grandi incarnazioni di machismo esibizionista mai viste sullo schermo.
Keith Uhlich


Domenica 21 luglio, ore 21.45, Piazza Maggiore
CHINATOWN (USA/1974) di Roman Polanski (125')

Robert Towne, un giovane sceneggiatore cresciuto nella factory di Corman, già noto per avere scritto lo splendido script di L’ultima corvée di Hal Ashby, aveva presentato a Robert Evans, vicepresidente della Paramount, un progetto di detective story ambientata negli anni Trenta e concepita espressamente per Jack Nicholson. Non un adattamento di Chandler, un soggetto originale intitolato semplicemente Chinatown. L’idea del titolo era venuta a Towne ascoltando i racconti di un ex-poliziotto di Los Angeles: “A Chinatown non si sa mai chi è un criminale e chi non lo è, per cui ti viene sempre consigliato di non fare niente”. Evans era rimasto affascinato dal titolo, ma soprattutto voleva lavorare con Nicholson, star in ascesa dopo l’exploit di Easy Rider e le incoraggianti esperienze con Rafelson e Ashby [...]. La proposta di dirigere Chinatown viene offerta a Polanski dall’amico Nicholson. Polanski si mostra perplesso: dopo l’omicidio della moglie, avvenuto quattro anni prima, non ha voglia di tornare negli Stati Uniti. Ma non può rifiutare il secondo invito alla corte di Hollywood: dopo il fallimento commerciale di Macbeth e di Che?, ha l’assoluta necessità di realizzare un film di successo.
Silvio Alovisio

Chinatown è considerato una delle più felici e originali riletture contemporanee del detective movie di eredità chandleriana. La qualità dei dialoghi e della ricostruzione d’epoca, l’accurata gradualità con cui viene alimentato lo spessore dei personaggi e dei loro anfratti psichici, l’eleganza visiva della messa in scena sono in realtà al servizio di una severa disamina di ogni mondo possibile, senza appello o riscatto. Secondo David Thompson (che nel romanzo Suspects, del 1985, ricostruisce la vita di molti personaggi di film famosi come se fossero veramente esistiti), Jake J. Gittes, il protagonista interpretato da Jack Nicholson, è nato a Chinatown da una prostituta cinese, morta durante un terremoto. Si tratta di una congettura non verificabile, dato che il passato del protagonista è l’unico mistero del film che non venga svelato o raccontato, nonostante uno dei motivi ricorrenti (“Lascia stare, Jake, è Chinatown”) sia proprio la continua evocazione del quartiere cinese come simulacro di un passato immodificabile e di un mondo in cui la legge e la giustizia non possono regnare. Nel finale, riscritto da Polanski senza accordo con lo sceneggiatore, Chinatown diviene la metafora dell’impossibilità di tutto (la vita, l’amore, il potere) a essere diverso [...]. Il mistero viene risolto, ma il caos della violazione e del sopruso, sotto l’ordine apparente, è riconfermato per sempre. Polanski imprime a questa rilettura la radicalità di uno scetticismo tipico dei suoi film migliori, quasi nascosto da una ricostruzione preziosa di cui tutti sono complici: John Huston (il padre del noir, qui nei panni di un patriarca onnipotente: la storia si svolge nel 1937, qualche anno prima che egli desse vita al genere con Il mistero del falco), Faye Dunaway (alla sua prova migliore), e naturalmente Nicholson: forse il più riuscito dei discendenti contemporanei di Philip Marlowe, ha diretto anche un seguito di questo film, The Two Jakes – Il grande inganno nel 1991.
Mario Sesti

Chinatown è un film sugli anni Trenta visto con gli occhi dei Settanta.
Roman Polanski


Lunedì 22 luglio, ore 21.45, Piazza Maggiore
QUALCUNO VOLÒ SUL NIDO DEL CUCULO (One Flew Over the Cuckoo’s Nest, USA/1974) di Roman Polanski (125')
Serata promossa da Ottica Garagnani

Qualcuno volò sul nido del cuculo
è stato il primo film dai tempi di Accadde una notte a vincere cinque Oscar, per il miglior film, il miglior attore (Nicholson), la migliore attrice (Louise Fletcher), il miglior regista (Forman), la migliore sceneggiatura (Hauben & Goldman). Altrettanto avrebbero meritato il premio la fotografia di Haskell Wexler e il montaggio di Richard Chew. Ero presente alla prima mondiale, al Chicago Film Festival del 1975, e non ho mai più assistito ad un’ovazione così tumultuosa da parte di una platea cinematografica. Alla sua prima esperienza, il giovane coproduttore del film, Michael Douglas, si aggirava per l’atrio in stato confusionale.
Ma tutti coloro che negli anni hanno continuato a tributare a questo film un amore così intenso, come lo hanno percepito e come lo ricordano? Soprattutto per il suo tono di commedia ribelle, per la rivolta dei malati psichiatrici guidata dal paziente McMurphy, la fuga collettiva per andare a pesca, l’orgia notturna, e la sfida gettata in faccia all’infermiera Ratched, mentre Qualcuno volò sul nido del cuculo è la storia di una sconfitta. E tale resta anche se possiamo sempre chiamarla una vittoria morale, e sentirci tutt’uno con la fuga verso la libertà dell’indiano Chief [...]. Il film è basato sul bestseller di Ken Kesey, uscito nel 1962, che “conteneva l’essenza profetica di un’intera stagione, che dalla rivolta politica anti-Vietnam sarebbe passata alla psichedelia”. Trasformato dalla sensibilità anni Settanta in una parabola sull’induzione sociale al conformismo, il film quasi ostentatamente ignorava la realtà della malattia mentale e faceva dei pazienti un gruppo di personaggi teneri e stravaganti, pronti a farsi trascinare dalla personalità dirompente di McMurphy. Per curarli non servono né le pillole dell’infermiera Ratched né le sedute di psicoterapia; quel che ci vuole è guardare le World Series in tv, andare a pesca, giocare a basket, ubriacarsi e farsi una bella scopata. Il messaggio rivolto a questi bizzarri relitti, in fondo, è uno solo: siate come Jack.
Ma l’approccio semplicistico alla follia non è un limite reale del film, perché questo non è un film sulla follia. È un film su uno spirito libero in un sistema chiuso. L’infermiera Ratched, così inflessibile, cieca e sicura delle proprie ragioni, rappresenta il Mammismo al suo estremo più radicale, e McMurphy è un Huck Finn che vuole liberarsi da quest’idea materna di civiltà (tra le altre cose, scorre nel film una profonda paura delle donne; è un’osservazione, non una critica).
[...] La performance di Jack Nicholson è uno dei punti alti in una lunga carriera costellata di ammirevoli ribelli. Jack è oggi una presenza americana molto amata, un superbo attore e in più una superba affermazione di spirito maschile. Il sottotesto che rende così coinvolgenti tante sue interpretazioni è che Jack riesce a fronteggiare le situazioni perché sa come farlo, vuole farlo e ha il carattere per farlo. I suoi personaggi sono immagini viventi di libertà, anarchia, autogratificazione e capacità di sfidare ogni regola. Inoltre, sono spesso incarnazioni di un generoso spirito di amicizia, di una tormentata nobiltà.
Roger Ebert


Martedì 23 luglio, ore 21.45, Piazza Maggiore
A PROPOSITO DI SCHMIDT (About Schmidt, USA/2002) di Alexander Payne (124')
Serata promossa da Pelliconi

“Che cosa ci fa questa vecchia nel mio letto?”, si chiede un Jack Nicholson grasso, malmostoso e spelacchiato osservando la donna che è sua moglie da quarant’anni. Un attimo dopo è vedovo, e sempre di pessimo umore si mette in viaggio da Omaha, Nebraska, verso Denver, Colorado, per partecipare al matrimonio della figlia che sta per sposare un rivenditore di materassi ad acqua. Tanta provincia scolorita gli passa davanti agli occhi, mentre lui prova a fare i conti che non tornano d’una vita senza storia. Un ritratto istrionico con sottofondo tragico, dove Nicholson pigia il pedale d’ogni sgradevolezza senile (ma si ritroverà stritolato nell’abbraccio di Kathy Bates, gran pezzo di coetanea disinibita e sovrappeso).
 
Sotto le stelle del Cinema
21 giugno – 30 luglio
Piazza Maggiore

Sotto le stelle del Cinema fa parte di Bè – Bologna Estate 2013

giovedì 18 luglio 2013

Andrea Pozza trio

VENERDì 19 LUGLIO
"TUTTE LE DIREZIONI in Summertime 2013”
IL GRUPPO DEI 10’+Panama Beach

presentano
ANDREA POZZA TRIO

Andrea Pozza - Pianoforte

Aldo Zunino - Contrabbasso

Shane Forbes - Batteria

 
Prosegue la rassegna “TUTTE LE DIREZIONI in Summertime 2013”, organizzata da Il Gruppo dei 10 al Panama Beach di Porto Garibaldi, con il ritorno del jazz più puro, presentato da una delle più apprezzate formazioni della scena internazionale.

Non si tratta unicamente di un concerto di tre grandi musicisti, ma della possibilità di vivere una coinvolgente avventura musicale, immergendosi nella densità espressiva che può assicurare solo un trio dal consolidato interplay, come quello guidato da un pianista d’eccezione quale Andrea Pozza.  

Due uscite discografiche di notevole impatto alle spalle (i due CD “New Quiet” e “Blue Daniel”) fanno capire come il progetto dell’Andrea Pozza Trio non si fondi solo sulla bravura e sul virtuosismo dei suoi componenti.

La grande capacità di “suonare insieme”, fa sì che elevatissime qualità individuali si fondano in un unicum di classe assoluta.



ANDREA POZZA, genovese, dopo il diploma conseguito al Conservatorio “N. Paganini”, debutta al Louisiana Jazz Club a soli 13 anni ed è l'inizio di una intensa attività concertistica che gli darà l'opportunità di collaborare con grandi musicisti americani sia in club che in festival in Italia e all'estero. Ha suonato con i più importanti musicisti della scena jazzistica italiana ed internazionale come Chet Baker, Gianni Basso, Tullio DePiscopo, Steve Grossman, Sal Nistico, George Coleman, Eliot Zigmund, Lee Konitz, Rossana Casale, Bob Braye. È considerato uno dei migliori pianisti jazz a livello mondiale.

ALDO ZUNINO, all'età di diciassette anni, dopo lo studio del pianoforte e della chitarra, inizia a suonare il contrabbasso. Già a diciotto anni intraprende la sua carriera professionale suonando in tutto il Nord Italia con i musicisti più rappresentativi del territorio. Ha inoltre suonato in "storici" Jazz Club come il Birdland di New York, il Ronnie Scott's a Londra, il New Morning ed il Sunset a Parigi. Lunghissimo è l'elenco delle sue collaborazioni: G. Basso, F. D'Andrea, E. Rava, P. Tonolo, Benny Golson, Art Farmer, Jimmy Cobb, Cedar Walton, Nat Adderley, Clifford Jordan, Horace Parlan, Shirley Scott, Conte Candoli, Joe Newman, Lew Tabakin, solo per citarne alcuni.

SHANE FORBES, uno dei batteristi più richiesti in Inghilterra. Ha vinto il Jazz Radio Station price come miglior talento musicale.  Da 4 anni fa parte del gruppo "Empirical", una delle più importanti band europee, col quale ha vinto il North Sea Jazz Festival Prize come miglior gruppo nel 2007. Ha collaborato con molti tra i più importanti musicisti di jazz inglesi quali: Jean Toussaint, Billy Jenkins, Claire Martin, Robert Mitchell, Mike Carr, Soweto Kinch. Suona spessissimo al prestigioso Ronnie Scott's jazz club, dove recentemente ha avuto occasione di esibirsi col quintetto di Dee Dee Bridgewater.

mercoledì 17 luglio 2013

Rigoletto

Delizie destate, il calendario estivo di spettacoli e manifestazioni culturali, che si svolge in alcuni fra i più rappresentativi e importanti monumenti della provincia, approda il 18 luglio al Castello Estense di Ferrara, con

RIGOLETTO
, m
elodramma in 3 atti di F.M. PiaveMusica di Giuseppe Verdi
Orchestra Città di Ferrara e Coro G. Verdi di Ferrara
Fabrizio Milani: direttore
Michela Franceschini: danze
Maria Cristina Osti: regia
Scopri tutte le "DELIZIE DESTATE"
Delizie Destate - Delizia del Verginese
Delizie Destate - Argenta
Delizie Destate - Rocca di Cento
Delizie Destate - Musica Pomposa
Delizie Destate - Copparo
Delizie Destate - Castello della Mesola
Delizie Destate - Estate a Belriguardo


Ore 21.00

Tariffe

Intero 12 euro, ridotto 6 euro per i bambini fino a 12 anni.

Biglietteria: il giorno della rappresentazione dalle ore 20.00 nel cortile del Castello Estense
Prevendita on-line sul sito www.teatrocomunaleferrara.it

martedì 16 luglio 2013

Sotto le stelle del cinema

Gian Maria Volonté

L’exploit con i primi due capitoli della Trilogia del dollaro firmata da Sergio Leone (Per un pugno di dollari e Per qualche dollaro in più), per poi divenire il volto simbolo del nostro cinema d’impegno civile.

Tre serate in Piazza Maggiore (sempre alle ore 22) promosse dalla Cineteca di Bologna per il cartellone di Sotto le stelle del Cinema con Gian Maria Volonté:

- primo appuntamento domani, mercoledì 17 luglio, con la versione restaurata del film Il caso Mattei (diretto da Francesco Rosi nel 1972; il restauro, realizzato dal laboratorio L’Immagine Ritrovata della Cineteca di Bologna è stato presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2012, in occasione del Leone d’Oro alla Carriera proprio a Francesco Rosi);

- giovedì 18 luglio, Gian Maria Volonté sarà invece nelle mani di Elio Petri per Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970), restaurato anch’esso dal laboratorio L’Immagine Ritrovato;


- venerdì 19 luglio, Francesco Rosi torna alla ricerca di una narrazione che ritragga i grandi momenti della storia d’Italia, e si ispira (nel 1979) qui a uno dei più grandi libri della nostra letteratura, Cristo si è fermato a Eboli, resoconto in prima persona dell’esilio subito dall’intellettuale e antifascista torinese Carlo Levi, capace di trovare nella cultura rurale del Sud quell’ispirazione artistica e politica che ne avrebbe poi segnato pensiero e produzione letteraria e pittorica.


Sotto le stelle del cinema

Mercoledì 17 luglio, ore 22, Piazza Maggiore
IL CASO MATTEI (Italia/1972) di Francesco Rosi (116’)
Serata promossa da Mare Termale Bolognese

Pensai a un film perché del caso Mattei si parlava come di “un delitto o un incidente”. Non ho fatto il film per sostenere che Mattei fosse stato ucciso. La mia opera ha una struttura dialettica, in cui vivono sia la tesi dell’assassinio sia quella dell’incidente. L’idea mi venne durante una fase in cui ne parlavano alcuni giornali. Non molti, per la verità. Mattei è stato sempre un argomento toccato con molta prudenza, un tabù. Mi piaceva raccontare l’Italia del dopoguerra attraverso questo personaggio così problematico e controverso. […] Mi sono reso conto subito che dovevo raccontare il personaggio. Le parole migliori credo le abbia trovate il grande Indro Montanelli: “È vero, Mattei era più grigio di come l’ha fatto Volonté, ma la verità è che Mattei avrebbe voluto essere proprio così”. Aggiungo che per preparare il personaggio, lavorammo con Volonté molto più a lungo di quanto fosse necessario di solito. Ho voluto che prima di tutto Gian Maria si impadronisse dell’’idea’ Mattei, comprendesse chi era davvero perché fosse così importante. Dovevamo far capire al pubblico cosa aveva significato in quel momento per l’Italia, e allora Volonté, giorno dopo giorno, ‘diventava’ Mattei. Una mattina l’ho notato mentre camminava coi piedi un po’ piatti, e Gian Maria non li aveva affatto così. In quell’istante mi è tornata in mente una fotografia, una tra le tante che avevo dato a Volonté. Quando entrava in un personaggio, Gian Maria ne appuntava le immagini su un gran pannello da disegno. E anche per prepararsi a questo film aveva, in effetti, attaccato una foto che raffigurava Mattei dentro una tenda, in Arabia, seduto coi piedi divaricati, come se li avesse un po’ piatti. Volonté non smetteva mai di costruire il personaggio, durante l’intera durata delle riprese del film. Alla fine io, di fronte, non ebbi più Gian Maria, ma Mattei.
Francesco Rosi

Per fare il personaggio di Enrico Mattei ho dovuto certamente documentarmi anch’io. E in modo critico, facendomi un’idea del personaggio reale che Mattei era stato, un uomo che fatto cose importanti sul piano della politica economica nazionale ma che ha avuto anche i suoi limiti e il cui torto maggiore è stato forse di voler lottare da solo, in un paese come l’Italia dove non c’era – come ha scritto a suo tempo Moravia – una borghesia sufficientemente illuminata che potesse sostenerlo.
Gian Maria Volonté


Giovedì 18 luglio, ore 22, Piazza Maggiore
INDAGINE SU UN CITTADINO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO (Italia/1970) di Elio Petri (112’)
Serata promossa da Unipol Banca

Il film è nato dall’idea mia e di Petri di scrivere ancora un film in cui ci fosse un buon ruolo per Gian Maria Volonté. Fu soprattutto il suo giudizio entusiastico che ci fece decidere. Indagine nacque in un clima arroventato, in un momento di grande euforia politica, di grandi speranze, che entusiasmo sia Petri sia me. Insomma, il film non è proprio immaginabile in un’epoca diversa, cioè dopo o prima del ’68.
Ugo Pirro

Agli inizi di febbraio 1970, in un clima percorso da grandissime tensioni (due mesi prima era scoppiata la bomba di Piazza Fontana a Milano; gli operai proseguivano le agitazioni iniziate nell’autunno caldo del ’69; le forze di polizia operavano repressioni durissime), il nuovo lungometraggio di Elio Petri, scritto con Pirro e interpretato da Volonté e Florinda Bolkan (preceduto da agitate visioni private, come racconta Pirro) viene proiettato in prima visione a Milano. L’effetto è dirompente: invece del temuto sequestro si assiste a un successo di pubblico enorme ed improvviso, nonché all’accendersi di un polemico dibattito in sede critica, che spaccò nettamente gli schieramenti. Lo stesso Petri fu colpito dal fatto che ‘critici extraparlamentari’ lo giudicarono un film al servizio della polizia, mentre altri, come Adelio Ferrero dalle pagine di Cinema Nuovo, lo ritennero sostanzialmente privo di effettive istanze critiche e totalmente estraneo alla denuncia politica. Tuttavia, sia tra gli estimatori che tra i detrattori del film, nessuno poté fare a meno di notare l’interpretazione del protagonista: “Volonté ha costruito il suo poliziotto con grande bravura, riuscendo a far coincidere in un ritratto memorabile i connotati psico-somatici del personaggio e dell’interprete” (Giovanni Grazzini, Corriere della Sera, 13 febbraio 1970) […]. Indagine era, alla fine dell’anno, terzo nella classifica per incasso dei film italiani e di coproduzione, […] ed è uno tra i film italiani più premiati: ha ottenuto (oltre a riconoscimenti per la migliore interpretazione maschile) l’Oscar 1970 come miglior film in lingua non inglese.
Fabrizio Deriu

In generale, lavoro sui miei personaggi nel modo in cui chi fa un’inchiesta raccoglie tutta la documentazione possibile sull’argomento che lo interessa. La mia preparazione avviene dunque più su un piano giornalistico che drammatico, e si stabilisce a partire dallo stesso materiale raccolto e utilizzato dallo sceneggiatore per costruire il suo soggetto. È stato così anche per il commissario di Indagine: il suo modo di parlare, i suoi atteggiamenti, il suo linguaggio, perfino il suo modo di pettinarsi, corrispondono a una precisa tradizione che risale ai Borboni e di cui si ritrova tuttora l’immagine nei ministeri.
Gian Maria Volonté


Venerdì 19 luglio, ore 22, Piazza Maggiore
CRISTO SI È FERMATO A EBOLI (Italia/1979) di Francesco Rosi (150’)

Per tutta la prima parte del film, Volonté parla pochissimo, perché il pubblico deve identificarsi con lui nell’osservazione, nella scoperta del Sud. È uno straniero, uno del Nord, di fronte a una società enormemente diversa da quella da cui proviene, e che suscita curiosità, emozioni, sottili ironie e a volte anche soprassalti di commozione drammatica. Per tutta la prima parte del film il personaggio è quasi muto, e Volonté è davvero bravissimo a esprimere quello che non dice, il pubblico partecipa alle sue scoperte e alle sue emozioni.
Francesco Rosi

Il mondo contadino è l’unico legame tra Padre padrone (di Paolo e Vittorio Taviani, 1977), L’albero degli zoccoli (di Ermanno Olmi, 1978) e Cristo si è fermato a Eboli. Non si può comunque fare a meno di paragonare il capolavoro di Rosi con il mirabile poema contemplativo di Olmi e il racconto di formazione dei fratelli Taviani. Tutto quanto però li distingue. Non soltanto la regia, ma anche il discorso stesso, ancora una volta dialettico in Rosi, in quanto contrappone due culture e ritrae la scoperta progressiva di un mondo tramite uno sguardo estraneo (i volti dei contadini ripresi nelle ultime inquadrature dai finestrini dell’automobile rinviano ai quadri che aprono il film e che lo hanno ispirato). La vita rurale è stata sempre al centro delle preoccupazioni del regista, seguendo un’analoga legge di causalità, come abbiamo notato. Come capire la città e il potere centrale senza studiare la campagna, il posto più sperduto in cui si fa ancora sentire? […] Nell’angolo più sperduto della Lucania, ove neppure Cristo è penetrato, la presenza del fascismo si fa sentire nelle divisioni sociali, nei rapporti di forza, nel ruolo della società civile quale lo intendeva Gramsci parlando dei dannati della terra. […] Lo stile di Rosi – quanto quello di Lang, Losey, Mizoguchi, Boorman, non sono poi tanti – è cosmico. Non perché susciti tempeste o faccia volteggiare la sua macchina da presa, ma perché riesce a far sentire il peso d’una scenografia, a giocare con suoni e luci, a farci percepire la presenza di cose e di esseri umani, le mille vibrazioni del mondo.
Michel Ciment

Il salto da Cadaveri eccellenti a Cristo si è fermato a Eboli è un salto nell’osservazione e nell’emozione pura […]. Rosi ha un senso della composizione tra i più grandi della storia del cinema; lo spettatore è tenuto in uno stato di esaltazione emotiva perché non c’è inquadratura che non rafforzi l’atmosfera. Rosi è consapevole del peso che ha la morte di un essere umano, e tutto il suo ultimo film è pervaso dalla scomparsa della figura della madre. L’aria è piena di vita e di morte, il brusio e lo stridio di piccioni che prendono il volo e atterrano, il ronzio degli insetti. La macchina da presa ci fa da guida, e noi ci fidiamo dei suoi movimenti. C’è sempre qualche altra cosa da svelare: Rosi sta scoprendo la vita.
Pauline Kael


Sotto le stelle del Cinema
21 giugno – 30 luglio
Piazza Maggiore

Sotto le stelle del Cinema fa parte di Bè – Bologna Estate 2013